2003-2023: Vent’anni di Agricoltori, Artigiani, Artisti

Cari amici, lunedì 27 novembre, si è svolta un’interessante degustazione dedicata ai vini “Triple A”.

Giornalisti di settore hanno avuto il piacere di degustare questi grandi prodotti in occasione dei vent’anni dalla nascita de le “Triple A”.


I vini in degustazione erano i seguenti:

Ribolla Spumante Slavcek

Moscato D'Asti Bera

Rose d'amour Possa

Barolo Arborina Nadia Curto

Duc des nauves Le Puy

Sancerre Fouassier

Mantignano Il Pratello

Petit Salè Chateau de Roquefort

Zagreo Cacciagalli


Le Triple "A”

Fondate da Luca Gargano nel 2003, le Triple “A” sono state la prima distribuzione al mondo a scommettere sui cosiddetti “vini naturali”. Le tre “A” stanno per “Agricoltori, Artigiani, Artisti”, le doti necessarie affinché un vignaiolo possa produrre un grande vino.

Una selezione pionieristica per i tempi, guidata da un decalogo che delinea precise regole produttive da rispettare, tra cui un approccio agricolo di tipo biologico, fermentazioni spontanee operate da lieviti indigeni, la completa esclusione di additivi (fatta eccezione per l’anidride solforosa) e coadiuvanti nonché di tecniche di cantina invasive.

Oggi, a vent’anni dalla fondazione, le Triple “A” contano all’interno del loro catalogo più di cento produttori e radunano alcune delle realtà più qualitative e rappresentative dei terroir d’appartenenza.


Dai vini del Nuovo Mondo agli Agricoltori, Artigiani, Artisti

Prima delle Triple “A”, la Velier è tra le prime aziende a importare e distribuire in Italia i vini del Nuovo Mondo, provenienti da Argentina, Cile, California, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda. Il confronto tra i vini del Nuovo Mondo e i grandi rossi di Bordeaux mette in luce come, a partire dagli anni ’70 e ’80, i vini di tutto il mondo comincino a somigliarsi tra loro, perdendo identità territoriale, varietale e della mano del produttore.

L’incontro illuminante con Serge Hochar di Chateau Musar, in Libano, permette a Luca di individuare nell’agricoltura intensiva, nei lieviti selezionati e nelle nuove tecniche enologiche, le radici di questo fenomeno di omologazione del gusto. La figura di Serge Hochar sarà determinante nell’ideazione del decalogo.

Rose d'amour Possa

La prima selezione

Scritto il decalogo, alle Triple “A” mancano ancora i protagonisti: gli Agricoltori Artigiani Artisti. Lo scouting comincia dalla Francia e dalla Slovenia, ad opera di Luca Gargano, il fratello Paolo e Fabio Luglio.

Nel 2003 esce ufficialmente il primo catalogo Triple “A”. La rottura è netta. Da un giorno all’altro, la Velier smette di distribuire i vini che vendeva fino ad allora, fatta eccezione per i produttori che rispettano il decalogo Triple “A”. Sono tre: Domaine Huet, Movia e, naturalmente, Chateau Musar.

Petit Salè Chateau de Roquefort

L’ingresso degli Italiani

Per non aggiungere un ulteriore “passaggio” alla filiera del vino, in un primo momento i vini dei produttori italiani non sono contemplati nel progetto Triple “A”. Presto però Triple “A” diventa il simbolo per identificare una tipologia di approccio all’agricoltura e alla vinificazione. Così, nelle carte dei vini dei ristoranti, sotto il cappello delle Triple “A”, compaiono etichette di produttori italiani non distribuiti da Velier. Nel 2004, complice l’interesse dei produttori stessi, le Triple “A” aprono le porte anche ai vignaioli italiani.

La riscoperta delle anfore

Nel 2006 Luca decide di fare un viaggio nella culla della vite e del vino: la Georgia. Durante quel viaggio incontra il filologo Soliko Tsaishvili, che insieme ad alcuni suoi amici, si è fatto unico erede della vera tradizione vitivinicola georgiana, messa a rischio prima dall’Unione Sovietica e poi dall’arrivo della nuova scuola enologica europea. Luca capisce di trovarsi di fronte a una delle ultimissime testimonianze storiche di una tradizione vitivinicola da non perdere, che racconta l’origine del vino stesso, quella della vinificazione nelle kvevri. Oltre a importare i vini in Italia, Luca promuove la nascita del Presidio Slow Food dedicato e, nel 2008, diventa socio di Soliko con la fondazione di Our Wine.

Barolo Arborina Nadia Curto

Sviluppi e nuovi mercati

Il catalogo Triple “A” negli anni si amplia. Ai fondatori e ai pionieri delle Triple “A” si affiancano sempre più produttori provenienti da tutta Europa e in alcuni casi anche da oltre oceano. Nel mondo del vino molti vignaioli intraprendono percorsi di conversione all’agricoltura biologica e a vinificazioni meno interventiste, al cui fianco presto si affacciano le nuove generazioni di vignaioli con una sensibilità nuova e la voglia di rottura con il modello agricolo dominante.

Il nome delle Triple “A” esce dall’Italia e spesso gli importatori internazionali usano il catalogo degli Agricoltori, Artigiani, Artisti per fare scouting di nuove realtà in linea con la nostra filosofia.

Il futuro delle Triple “A”

Vent’anni dopo la nascita, mentre il vino naturale è diventato mainstream e decine di nuove distribuzioni si sono affacciate sul mercato, i primi “sconosciuti” Agricoltori, Artigiani, Artisti sono diventati tra i più importanti e ricercati produttori di vino al mondo: Pierre Overnoy, Stéphane Bernaudeau, Emidio Pepe, Arianna Occhipinti, per citarne solo alcuni.

Margaux Gargano - Responsabile Triple A

Lo sviluppo futuro delle Triple “A” avrà al centro del dibattito il ritorno alla policoltura. La monocoltura come modello dominante ha reso evidente la necessità di progettare un nuovo approccio agricolo. Se un tempo la policoltura garantiva l’autosufficienza alle fattorie e un’assicurazione sul raccolto, oggi, in ottica di limitare gli effetti del cambiamento climatico in atto e nella concezione dell’azienda agricola come organismo vivente a ciclo chiuso, un ritorno alla policoltura rappresenta un gesto all’avanguardia e un’importante assunzione di responsabilità.

Infine, le Triple “A” scelgono di abbandonare il termine “naturale”. Come dimostrano le carte dei vini dei migliori ristoranti del mondo e le etichette dei più grandi blasoni del mondo del vino, le migliori espressioni di un terroir sono da ricercarsi necessariamente nei vigneti coltivati senza chimica, nelle cantine popolate da lieviti indigeni, nei vini capaci di farsi interpreti di un frutto, un'annata e un territorio. Esattamente l’intuizione da cui sono nate le Triple “A”.

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